Trattamento della parodontite

COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI “PARODONTITE”

La parodontite, detta in passato “piorrea”, è una malattia infiammatoria cronica che
colpisce i tessuti di supporto del dente, come gengiva, legamento e osso alveolare,
causando la progressiva perdita di sostegno degli elementi dentari.
Tale condizione è molto diffusa: colpisce 1 persona su 2 sopra ai 30 anni e,
contrariamente a quanto si possa pensare, vede il suo picco d’incidenza a 37 anni,
potendo essere descritta come “malattia del giovane adulto.
Nonostante questo, spesso la diagnosi è tardiva, rendendo necessari trattamenti
invasivi con prognosi più scarsa e necessità di ricorrere a grosse riabilitazioni
protesiche. Si distinguono infatti vari stadi e gradi di patologia che ne caratterizzano la severità:
da una prima fase con iniziale perdita di supporto, piccole tasche parodontali,
recessioni gengivali e infiammazione gengivale si può arrivare alla compromissione
dell’intera masticazione per perdita di elementi dentari, elevata mobilità degli stessi
e gravi riassorbimenti ossei. Per questo una diagnosi precoce può aiutare il paziente a bloccare i primi sintomi e a fermare la progressione della malattia, salvando l’osso e creando un equilibrio
ottimale per il buon mantenimento della salute orale nel tempo.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA PARODONTITE?

Sanguinamento e gonfiore gengivale, alitosi, sensibilità al freddo e mobilità dentale
sono dei segnali d’allarme che possono indicare la presenza della malattia.
Ricordiamoci che ogni parodontite è nata da una gengivite non curata, ossia
un’infiammazione reversibile dei tessuti di supporto del dente, ed è per questo
importante intercettare questa condizione per ristabilire l’equilibrio orale prima che
possa trasformarsi in parodontite, e a quel punto il quadro diventi irreversibile.
La gengivite si manifesta con segni quali sanguinamento allo spazzolamento,
arrossamento, gonfiore e senso di fastidio gengivale. Per la diagnosi clinica di gengivite, più del 10% dei siti orali mostra sanguinamento al sondaggio.

COME VIENE DIAGNOSTICA DAL DENTISTA LA PARODONTITE?

Prima di tutto il dentista deve effettuare anamnesi approfondita, ossia un colloquio
con il paziente che permetta di individuare i possibili fattori di rischio per la malattia
parodontale. Tra i più importanti vi sono il fumo, il diabete, la presenza di patologie sistemiche e
la familiarità per parodontite. In seguito verrà condotta un’ispezione accurata del cavo orale e, tramite l’utilizzo di una sonda parodontale millimetrata, verrà compilata una cartella parodontale nella
quale verranno registrati vari dati per determinare lo stadio e il grado della patologia, evidenziando i siti più critici. Infine, ma non meno importante, verrà effettuato uno status radiografico, ossia una serie di piccole radiografie endorali, che permettano di valutare l’entità del riassorbimento osseo, guidando alla diagnosi corretta. In casi particolari, anche degli esami di laboratorio possono aiutare il clinico nell’identificazione di alcune specie batteriche particolarmente aggressive, responsabili di alcune forme di parodontite refrattarie al trattamento classico.

COME SI TRATTA LA PARODONTITE?

La parodontite, essendo una patologia cronica, non può essere curata
definitivamente, ma può essere stabilizzata in modo tale da preservare i denti e
annullare i sintomi tipici della fase attiva.
Essendo la patogenesi collegata alla presenza di una disbiosi batterica unita ad una
condizione di iperinfiammazione dell’individuo colpito, la terapia andrà ad
intervenire su questi due aspetti. Per prima cosa sarà fondamentale guidare il paziente in un cambiamento comportamentale, istruendolo alle corrette manovre di igiene orale per
rimuovere efficacemente il biofilm sopragengivale, e quindi la placca batterica.
Dall’altra parte, si andrà ad intervenire sul controllo dei fattori di rischio che
possano portare il paziente ad una condizione di iperinfiammazione, come il
fumo di tabacco, il diabete, una scorretta alimentazione, lo stress e la scarsa
attività fisica. Il clinico dorvrà instaurare un percorso educativo con il paziente, che lo guidi
all’acquisizione di uno stile di vita più salutare, ad un’alimentazione equilibrata e
al mantenimento di una buona igiene orale.

Nella fase attiva della terapia, l’odontoiatra andrà ad intervenire con protocolli di
terapia non chirurgica, per la rimozione del biofilm sopra e sottogengivale tramite
polveri e altri strumenti ultrasonici e manuali, al fine di eliminare i batteri dalle
superfici dentali e dalle tasche parodontali. Il tutto si svolgerà in una o più sedute ad
intervalli prestabiliti, in cui il paziente giocherà un ruolo fondamentale, tramite la
collaborazione domiciliare nel mantenere i livelli di placca e sanguinamento della
propria bocca più bassi possibili, impegnandosi con costanza nell’igiene quotidiana.

Dopo una rivalutazione finale, alcuni pazienti verranno inseriti in un programma di
mantenimento mentre altri, nelle zone più critiche, potranno necessitare
l’esecuzione di specifici interventi chirurgici per chiudere le tasche più profonde e
stabilizzare gli elementi più gravemente colpiti.
In tutto il percorso, il clinico parodontologo, andrà a collaborare con gli altri
specialisti (protesisti, ortodonzisti, ecc.) per portare il paziente colpito da
parodontite ad una riabilitazione globale della bocca.

COME POSSIAMO PREVENIRE LA PARODONTITE?

  • Lavare i denti almeno 2 volte al giorno, meglio se con lo spazzolino elettrico,
    per almeno 2 minuti.
  • Utilizzare dentifrici fluorati: per gli adulti almeno 1450 ppm
    Passare tutti i giorni il filo interdentale, prima di lavare i denti o utilizzare gli
    scovolini per gli spazi più ampi
  • Assumere Vitamina C e antiossidanti regolarmente, assumendo un buon
    apporto di frutta e verdura
  • Controlli e igieni professionali dal dentista regolari
    Non fumare
  • Non trascurare sanguinamento e gonfiore gengivale, indice di infiammazione,
    per evitare che si trasformino in parodontite
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