Gli intarsi: Il presente dell’odontoiatria restaurativa

La conservativa indiretta sta trovando sempre più spazio nella pratica quotidiana di
tutti gli studi, grazie all’introduzione nel mercato odontoiatrico di strumenti e materiali più efficaci, precisi e performanti.
Questo ha permesso a noi clinici di avere un’ulteriore arma nella gestione dei casi più critici, e di essere sempre più conservativi nei confronti del tessuto dentale stesso.


Gli intarsi, chiamati anche onlay, overlay o inlay in base alla porzione di dente interessata, sono dei restauri indiretti realizzati in laboratorio su un modellino in gesso o in digitale che vengono cementati sull’elemento preparato.
Questi manufatti permettono di ottenere:

  • un miglior ripristino occlusale e morfologico,
  • una maggior resistenza all’infiltrazione cariosa (non essendoci stress da contrazione
    come nelle otturazioni in composito);
  • una miglior tutela dei tessuti parodontali;
  • un’estetica migliore.

Ma quando dobbiamo optare per un intarsio?
Ci sono diversi fattori che vengono presi in considerazione nel momento in cui si deve scegliere se optare per un restauro diretto (semplice otturazione) o per un restauro indiretto (intarsio). Innanzitutto si valuta l’occlusione del paziente ed eventuali parafunzioni (bruxisti o serratori, per esempio), dopodiché la struttura dentale residua, ovvero lo spessore delle pareti non intaccate da lesione cariosa o da frattura/linee di frattura.
Altri fattori che il clinico prenderà in considerazione sono la vitalità dell’elemento (un dente devitalizzato tende ad essere meno resistente e quindi più soggetto a fratture) e la presenza di smalto: non è infatti sempre possibile ricorrere all’intarsio! Affinché ci sia un’adesione ottimale è necessaria la presenza di almeno il 50% di smalto periferico, altrimenti non riusciremmo a garantire una durata adeguata al restauro.

Ricapitolando:

  • Occlusione e parafunzioni;
  • Vitalità dell’elemento;
  • Struttura dentale residua;
  • Quantità di smalto.

Quante sedute necessita un intarsio?
Solitamente sono necessarie due sedute di circa 45 minuti l’una, la prima per rimuovere la carie e ricostruire parte del dente se necessario, mentre la seconda per cementare il manufatto, lucidarlo e regolarlo con l’occlusione. La parte più variabile è la prima, com’è facilmente intuibile, perché al momento della diagnosi verrà valutata la complessità del caso e aggiunto eventualmente tempo alla prima seduta.
Nel caso di studi muniti di laboratorio e all’avanguardia dal punto di vista digitale, queste due sedute possono essere fuse in un unico appuntamento più lungo, dove il paziente dovrà aspettare la realizzazione e la caratterizzazione del restauro.
Questa tecnica è definita “chair-side” e prevede la presa d’impronta mediante uno scanner intraorale, la progettazione digitale, il fresaggio e la caratterizzazione cromatica tutto in una singola seduta.

Quanto dura un intarsio?
La durata di un intarsio nel tempo dipende molto dalla cura che gli viene dedicata quotidianamente.
Una corretta igiene orale, accompagnata dall’utilizzo di filo interdentale e scovolino, permette di prevenire l’accumulo di placca e tartaro preservando così la buona salute della bocca e dei restauri di conseguenza. Oltre a questo, sottoporsi periodicamente a visite di controllo e a trattamenti di igiene orale professionale permette di intercettare eventuali problematiche estendendo la longevità dei restauri stessi.

Di che materiale è fatto un intarsio?
Esistono diverse tipologie di materiali utilizzabili per la realizzazione di un intarsio, ma essenzialmente possono essere in ceramica, composito o un mix tra questi due (ceramiche ibride), ovviamente dando per assodato che gli intarsi in leghe metalliche e in lega aurea non vengono più fatti. Nella maggior parte dei casi viene utilizzata la ceramica ibrida, un materiale molto valido nelle sue specifiche tecniche e che vanta una maggior versatilità e possibilità di ritocco, oltre ad essere più economico.
La ceramica integrale, invece, ha proprietà estetiche e meccaniche certamente più elevate, potendo garantire una durata e resistenza nel tempo.
La scelta del materiale sarà a discrezione del clinico, il quale valuterà diversi fattori prima
di scegliere la soluzione ideale al caso.

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